06 Mag VII Ciclo – Superare con la ragione gli stati limite ultimi
Settimo Ciclo
Superare con la ragione gli stati limite ultimi
Poi è scoppiata la pandemia. Questa pandemia, che sta cambiando ogni cosa in un tempo infinitesimale. Che, in un tempo infinitesimale, sta cambiando anche le persone. Questa pandemia, di cui abbiamo solo incerte e contraddittorie informazioni, senza apparente violenza, ha prodotto cambiamenti radicali, forse irreversibili a cui bisogna opporsi. Le conseguenze sull’economia, sulla vita sociale, sulla cultura saranno gravi e drammatiche, ma, ancor più grave, sarà il danno che subirà la nostra stessa essenza umana. Dovremmo raccogliere tutte le nostre energie per reagire a questo, coscienti del fatto che qualcuno trarrà grandi vantaggi dalla gestione di un tale disastro. Non dovremmo essere “resilienti”, un brutto termine che ha acquisito il significato di “sottomessi”. Dovremmo essere “rivoluzionari”, tutti insieme. Non dovremmo consentire a nessuno di trasformare i diritti delle genti in concessioni.
Cominciai a pensare ad un ultimo ciclo, all’ultimo ciclo del mio lavoro che titolai “Superare con la ragione gli stati limite ultimi”. Gli stati limite ultimi, un termine che nel linguaggio dell’ingegneria indica il momento che precede il collasso di un manufatto edilizio. Anche la psicanalisi, successivamente, negli anni ‘70, ha indicato con questo termine il confine tra la nevrosi e la psicosi, tra la mania e la follia.
E’ questo il nostro attuale stato psico-fisico. Ma sarà la capacità di ragionare ad impedirci di crollare fisicamente e di impazzire. Perciò considerai di sorprendente attualità le parole scritte da Pier Paolo Pasolini nell’articolo “Cos’ è questo golpe?” apparso sul Corriere della Sera il 24 Novembre 1974: “Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, sono uno scrittore che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace, che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica laddove sembra regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. Queste parole dovremmo farle nostre “ Noi sappiamo ma non abbiamo le prove. Non abbiamo nemmeno indizi”.
Hanno sospeso la nostre vite, le hanno fermate, pietrificate, hanno ucciso la nostra volontà di crescere insieme, di progredire insieme, di cambiare insieme una società sbagliata. Ci hanno imprigionato uno per uno nel corpo, nella mente e nell’anima ma senza essere stretti da lacci o catene che fanno male e alle quali istintivamente si reagisce con forza e violenza. Ci hanno avvolto in una ragnatela soffice, sottile che, con sistematica, continua progressione ci impedisce anche il più piccolo dei movimenti… Prima che arrivi il ragno.